Negli ultimi anni, i mercati digitali sono stati invasi dal fenomeno degli NFT (acronimo di “non-fungible token”). Si tratta di token speciali scritti su blockchain che rappresentano l’atto di proprietà e il certificato di autenticità di beni unici, che possono essere sia fisici che digitali. Possedere un NFT significa quindi possedere un certificato digitale che identifica in modo univoco, insostituibile e non replicabile la proprietà di un bene.
Dal momento della loro nascita ad oggi, gli NFT hanno avuto una crescita e una diffusione straordinaria. Attualmente si stima che il mercato degli NFT abbia un valore superiore ai 40 miliardi di dollari. Questo successo è stato possibile grazie alle loro caratteristiche di unicità e non replicabilità, che li hanno fatti emergere come la nuova frontiera per collezionisti di ogni genere. Sono molto utilizzati in mercati come arte, musica, moda, video, gadget sportivi e etichette di vini. Inoltre, sono diventati una nuova asset class per gli investitori.
Tuttavia, il grande successo degli NFT ha anche suscitato molte critiche. Se da un lato hanno creato nuove opportunità di business e investimento, dall’altro si sono rivelati poco sostenibili dal punto di vista ambientale.
L’impatto ambientale degli NFT è infatti molto elevato. È necessaria una grande quantità di energia sia per registrarli sulla piattaforma blockchain sia per scambiarli. La maggior parte degli scambi avviene sulla piattaforma Ethereum, che utilizza un processo di tipo mining che richiede 260 kilowattora di elettricità. Inoltre, i computer utilizzati contribuiscono all’emissione di calore e di CO2, entrambi fattori molto dannosi per l’ambiente.
Per compensare tale impatto ambientale, sono stati effettuati sforzi per sviluppare blockchain di nuova generazione meno energivore e più sostenibili. Inoltre, i ricavi ottenuti dalla vendita degli NFT sono stati utilizzati per sostenere cause sociali e ambientali. Molte iniziative a scopo benefico hanno visto la vendita di NFT come protagonista e hanno riscosso un discreto successo. Ad esempio, l’iniziativa “MetaHisty NFT Museum” è una collezione di NFT nata per sostenere la popolazione civile in Ucraina.
Tuttavia, non sempre l’idea di compensare i danni climatici con iniziative benefiche si è rivelata adeguata. Ad esempio, il WWF aveva lanciato l’iniziativa “Tokens for Nature”, una serie di NFT dedicata a specie in via d’estinzione, con l’obiettivo di raccogliere fondi per sostenere le proprie iniziative. Tuttavia, l’annuncio ha scatenato le proteste degli ambientalisti, che sostenevano che l’ente stesse sottovalutando l’impatto ambientale che avrebbe avuto l’iniziativa.
La strada per conciliare gli NFT con le attuali esigenze di sostenibilità è ancora lunga, il che comporta la necessità di farne un uso consapevole. Il “Manifesto di Sostenibilità NFT”, progettato dal professor Paolo Taticchi in collaborazione con l’artista Massimilani Dabbari e il disegnatore Michele Fabbro, spiega come fare ciò. È possibile visualizzare il manifesto tramite l’NFT “Sustainability Manifesto”, considerato il primo NFT sostenibile. È stato realizzato su una blockchain a basso consumo energetico, e per compensare le emissioni causate dalla sua realizzazione è stato piantato un albero tramite la piattaforma Treedom. Il manifesto contiene un invito rivolto alle imprese affinché utilizzino gli NFT in maniera responsabile, prendendo piena coscienza delle opportunità e dei rischi che essi comportano.
di Camilla Patria